Il museo
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Cos’è la geodiversità
La geodiversità è la varietà degli elementi geologici presenti sulla Terra. Essa rappresenta il motivo fondante e il marchio di ciascun territorio, ne condiziona l’ecosistema e influenza la biodiversità. La molteplicità dei paesaggi del nostro pianeta, non è dovuta al caso, ma alle differenti storie geologiche responsabili della loro formazione. Esse hanno determinato la presenza di alcuni corpi rocciosi e non di altri, stabilendone così le caratteristiche abiologiche.
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Manifestazioni in superficie
La geodiversità delle Biancane si manifesta in superficie con un paesaggio da inferno dantesco. Camminiamo su rocce sorprendentemente calde e siamo circondati da sbuffi di vapore, i fumacchi. Il colore che contraddistingue il suolo è peculiare, con zone in cui l’alterazione geotermica ha prodotto rocce bianchissime accanto ad altre dagli accesi toni ocra. Il nostro olfatto è sollecitato da emanazioni di acido solfidrico, mentre il nostro sguardo non può che restare catturato da splendidi cristalli gialli di zolfo.
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Origini sotterranee
La peculiarità superficiale del geosito ha origini sotterranee, nella condizione unica del sottosuolo delle Biancane. Attraverso uno spaccato schematico, si può osservare la sovrapposizione verticale dei corpi rocciosi presenti alle Biancane, la loro capacità o meno di ospitare acqua e la presenza in profondità di una fonte di calore.
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L’anomalia geotermica
Il normale gradiente di temperatura che si osserva procedendo all’interno della crosta terrestre è di 3°C in più ogni 100 metri di profondità. Le Biancane sono invece caratterizzate da un’elevata anomalia geotermica, dovuta alla presenza di un plutone granitico in lento raffreddamento a 4000 metri di profondità. In quest’area il magma si trova ad appena 7 km dalla superficie, contro i 20-70 km standard. È interessante il confronto tra la colonna dei corpi rocciosi del sottosuolo delle Biancane, con la sezione verticale di un’area a gradiente termico normale. Muovendo il cursore dello strumento a disposizione dei visitatori e spostandolo alle varie quote, scopriremo quanto divergono le temperature attese (derivate dall’interpolazione di valori certi).
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Rocce e minerali delle Biancane
Esaminando gli affioramenti rocciosi dell’area delle Biancane, possiamo comprendere la composizione della copertura impermeabile e del serbatoio geotermico che caratterizzano il geosito. Studiando le mineralizzazioni legate alle manifestazioni geotermiche superficiali e all’attività endogena, possiamo invece capirne i meccanismi di formazione. Tocchiamo allora con mano i campioni dei più rappresentativi corpi rocciosi costituenti la copertura e il serbatoio geotermico, nonché dei principali minerali che si formano alle Biancane. Collocandoli di fronte al monitor, visualizzeremo la carta d’identità di ciascuno.
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La crescita dei cristalli
Sulle superfici delle rocce, circostanti le sorgenti geotermiche che emettono gas e vapori, è possibile osservare uno stupefacente fenomeno naturale: la formazione e la rapida crescita di cristalli di zolfo. Da gas e vapori sulfurei (acido solfidrico e anidride solforosa) si formano nitidi cristalli di zolfo, che aderiscono alle superfici delle rocce presenti intorno alla sorgente, grazie al fenomeno fisico della sublimazione. I cristalli di zolfo, si formano e si accrescono in poche ore, raggiungendo dimensioni fino a 20 mm. Spesso i cristalli risultano geminati in curiose e bellissime forme ramificate frattali, simili alle ramificazioni a “V” di un abete o quelle dei cristalli di ghiaccio.
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Minerali fluorescenti
La fluorescenza è una delle proprietà più sorprendenti dei minerali. Se sottoposti a raggi ultravioletti, una radiazione non visibile e ad elevata energia, i minerali fluorescenti emettono una energia luminosa molto vivace e intensa, di colore diverso da quello naturale del minerale. Questa proprietà si manifesta solo su alcuni minerali, come ad esempio la fluorite. Per osservare il fenomeno, si impiegano raggi ultravioletti a onda lunga (350nm) o corta (250nm), con effetti diversi. Tale caratteristica è sfruttata nella ricerca mineraria e petrolifera e può essere di aiuto nell’identificazione di alcuni minerali.
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Ultrascopio
Il professor Otto Lidenbrock ha un messaggio per noi. Scegliamo la lingua con la manopola e avviamo l’ultrascopio per vederlo. Selezioniamo quindi con la leva un esperimento e premiamo il pulsante per guardarne la descrizione.
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Sotto pressione
Bolle o non bolle? Agendo sui volantini possiamo variare i valori di pressione e temperatura all’interno della teca. L’acqua della pentola entrerà in ebollizione solo se si verificheranno le condizioni idonee.
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Duro come una roccia
Proviamo a incidere una delle rocce in esposizione, impiegando i campioni della scala di Mohs. Partendo dal meno duro e salendo con i valori da 1 a 10, quando osserveremo che la roccia viene rigata, significa che la sua durezza è uguale o inferiore al campione della scala impiegato.
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Indovina chi?
Leggendo le descrizioni sulla tabella, proviamo a riconoscere i campioni posti nel vassoio e a deporli sulla base col nome corrispondente. Una volta collocati tutti i campioni, premiamo il pulsante di test per verificare se le posizioni sono corrette. Alla fine rimettiamo i campioni nel vassoio.